Con una superficie di 61 Km/2 e 20.000 abitanti,di cui 25.000 sul posto e 5.000 emigranti all’estero. Basta guardare
con occhio attento il monte TITANO, come glà fece il Carducci, per considerare stranamente ed armoniosamente unite storia
e geografia di questo monte,pieno di fierezza, di fermezza (che ha sfidato i secoli) di libertà. Al tempo degli Imperatori
Diocleziano e Massimiliano fu promulgato un editto per la ricostruzione delle mura di Rimini (città italiana che dista poco
più di 20 Km.) distrutte da Demostene Re dei Viburni verso il 257 d.c. Tra gli operai con convenuti a Rimini, per queste
grandiose opere di ricostruzione, due uomini di Dio, provenienti dalla Dalmazia, Leo e Marino, ambedue successivamente elevati
agli onori degli altari, come Santi. Mentre Leo si reca sul monte Feliciano nel Montefeltro per raccogliersi in preghiera
e pio eremitaggio, Marino, dopo alterne vicende di apostolato per evangelizzare le genti riminesi, imita il compagno ritirandosi
sul Monte Titano. Gaudenzio Vescovo concede a Marino il Diaconato. Nell’anno 301 d.c., dopo aver ricevuto da Donna Felicita
in dono il Monte Titano, Marino dà vita alla sua comunità religiosa e civile, una specie di fondazione della Repubblica (anche
se questa dizione “Repubblica” emerge soltanto ufficialmente in documento ne 1448). Dopo la morte di Leo, insorge in Rimini
uno scisma religioso ad opera del prete Marciano, il cui fratello Governatore ordina una cruenta persecuzione dei cristiani.
Marino nel suo eremo e nella tranquillità della sua cella, prega e si sottopone a penitenze assai gravose. Muore in odore
di santità il 3 settembre del 366. Fino a questo punto storia e leggenda si intrecciano senza poterne delimitare in confini.Assieme
ai monaci,come già avevano fatto le comunità monastiche d San Basilio il Grande in oriente e San Benedetto da Norcia in occidente,
sorgono delle comunità di laici che cercano rifugio nei prossimità dei monasteri e protezione spirituale e materiale cercando
di estraniarsi dalle lotte politiche dei Signori e dei potenti. Monaci e comunità laica di San Marino conquistano, passo
per passo, la loro indipendenza e la sovranità che ne deriva. Solo nel 1243 si parla della prima volta ai due Consoli che
governano il Comune, già nella sua pienezza “potestas statuendi”. Nel 1253 il primo ARENGO dei capi famiglia di tute le
terre e castelli di San Marino, per la concessione della delega dei poteri al Consiglio. Sono infine del 1302 i più antichi
statuti della Repubblica giunti fino a noi e conservato nell’Archivio di Stato. Il Castello di San Marino nella “Descriptio
Romandiole” del Cardinale Angelico Grimoard, Legato Papale in Romagna del 1371, apparteneva al Vicariato di Montefeltro con
oltre 300 fuochi (vorrei ricordare che i fuochi rappresentano i nuclei familiari che vivevano nei castelli oppure nelle ville
o nei casolari isolati). I capi famiglia eleggevano due Capitani, che amministravano lo Stato e la giustizia sia civile che
penale. La loro indipendenza, recita sempre il Legato Papale, è un fatto che si verifica per la assoluta tolleranza della
Chiesa. Da questa premessa l’avvio di consolidamento del libero Comune e le fortune di San Marino per l’appoggio ai Montefeltro
contro i Malatesta di Rimini, l’alleanza con il Re di Napoli e Alfonso d’Aragona, la benevolenza di Papa Pio II°, il grande
umanista Enea Silvio Piccolomini. Cesare Borgia, detto il Valentino, occupa per qualche mese nel 1503 la Repubblica del
Titano, ma con la morte di Papa Alessandro VI° dovrà abbandonare l’impresa e tutti i territori occupati rientrano in possesso
degli originali proprietari. Alla morte dell’ultimo dei Montefeltro Guidobaldo, il ducato di Urbino passa alla famiglia Della
Rovere, che mantenne benevolenza e protezione verso la Repubblica. Nel 1602, in previsione della estinzione della famiglia
Ducale di Urbino, gli Ambasciatori della Repubblica sottoscrissero un trattato di protezione con Papa Clemente VIII°. A seguito
della congiura del Settembre 1738 la Santa Sede prende posizione a favore degli insorti e il Cardinale Alberini occupa S.
Marino. Il mondo intero insorge a favore della piccola Repubblica e lo stesso Imperatore d’Austria Carlo II°, suggerisce al
Papa comprensione e benevolenza. Viene invitato il Cardinale Enriquez, che appianando tutte le divergenze restituisce
il 5 febbraio 1740 San Marino ai sammarinesi e alle sue secolari libertà. Nelle vicende alterne del periodo della occupazione
francese degli Stati della Chiesa, San Marino riesce a mantenere le sue libertà senza compromettersi, assicurandosi cosi al
Congresso di Vienna del 1815 il pieno riconoscimento della propria autonomia sovrana. Gli Stati della Chiesa, comprimevano
da tutti i lati, la piccola Repubblica che spesso era la salvezza per rifugiati ed avversari politici. Lo stesso Garibaldi
il 31 luglio 1849 trovò rifugio in San Marino, e successivamente possibilità di fuga verso Parecchia. Le relazioni con
la Casa di Savoia, regnanti in Italia, risalgono al 1857 quando Vittorio Emanuele II° accetta come incaricato d’affari il
Colonnello Zenocrate Cesari, Console Generale della Repubblica di San Marini in Torino, ed amico personale di Cavour. Seguono
regolari contatti e trattative con il Regno d’Italia prima e con la Repubblica Italiana dopo. Attualmente la Repubblica di
S. Marino ha rappresentanze diplomatiche a livello di Ambasciata con l’Itali, il Belgio, il Sacro Militare Ordine di Malta:
di Legazione con la Francia, Santa Sede, Svizzera; trentotto Consolati nelle varie parti del mondo; cinque missioni e delegazione
alla Comunità Europea, all’O.N.U., all’U.N.E.S:C:O:, alla Croce Rossa Internazionale ed altre. Cinque i Ministri Plenipotenziari
itineranti e 55 Consolati sparsi in tutto il monde, tra cui naturalmente un Consolato Generale anche qui in Lisbona di cui
è titolare il Sig. Soao Manuel Meatha Tito de Morais con giurisdizione su tutto il Porotgallo.
(Arnolfo Cesari d'Ardea)
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